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L'abilità di modulare l'attività cerebrale per raggiungere un obiettivo è un buon indicatore del processo di invecchiamento.
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Nelle persone giovani il cervello riesce a gestire efficacemente i processi mentali necessari a portare a termine un determinato compito, spegnendo temporaneamente tutti gli altri processi che non sono rilevanti per la sua buona riuscita; lo afferma uno studio del Center for Vital Longevity (CVL) della Texas University.
Tale abilità di controllo e moderazione delle attività psichiche appare però compromessa negli anziani: dalla stessa ricerca emerge che i partecipanti con un’età più avanzata avessero una minore neuroflessibilità.
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Lo studio ha esaminato un campione di 161 adulti in buona salute, di età compresa tra i 20 e i 94 anni; i partecipanti sono stati sottoposti a una batteria di test neuropsicologici, ed è stata misurata la loro attività cerebrale mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) mentre erano impegnati in semplici compiti in cui dovevano valutare le distanze di alcuni oggetti.
Le scansioni hanno mostrato che nei giovani adulti si attivavano differenti aree cerebrali: al crescere della difficoltà dei compiti, crescevano i livelli di ossigenazione del sangue misurate dalla fMRI.
Nello specifico era accentuato il livello di attività delle regioni fronto-parietali, mentre si evidenziava una riduzione dell’attivazione delle aree associate al sognare ad occhi aperti.
Secondo la Dott.ssa Kristen Kennedy, ricercatrice della School of Behavioral and Brain Sciences, l’abilità di modulare l’attività cerebrale per raggiungere un obiettivo, potenziando le aree necessarie al compito da svolgere e inibendo quelle non coinvolte, può essere un buon indicatore del processo di invecchiamento.
Secondo quanto emerso nello studio, una maggiore neuroflessibilità nelle persone di mezza età potrebbe essere predittiva di un declino cognitivo tardivo rispetto ai soggetti con minore capacità di modulazione dell’attività cerebrale: procedendo in questa direzione con le successive ricerche si potrebbe giungere a definire un efficace strumento per misurare l’invecchiamento cerebrale.
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